SPEDIZIONE GRATUITA PER TUTTI GLI ORDINI. ORDINA ORA!

Valuta:

600 miliardi per lo spazio ogni anno, mentre sulla Terra le balene affogano nella plastica

Creato il

 

Lo spazio ha da sempre acceso l’immaginazione umana. Stati e aziende private investono oggi miliardi di dollari in progetti legati all’esplorazione dell’universo, alla costruzione di razzi, stazioni orbitali e missioni verso Marte.

Nel frattempo, gli oceani, un tempo simbolo di purezza e forza della natura, stanno diventando discariche di plastica. Sempre più spesso i media pokazują immagini di balene morte con lo stomaco pieno di sacchetti di plastica, spiagge ricoperte non di sabbia ma di bottiglie e rifiuti, o pesci nei cui tessuti si rilevano microplastiche.

Nasce dunque una domanda: nella corsa verso i sogni di conquista dello spazio, non stiamo forse perdendo di vista la nostra responsabilità più basilare – prenderci cura del nostro pianeta?

 

Indice
1. Introduzione
2. Da dove viene la cifra di 600 miliardi?
3. Il prezzo dei sogni tra le stelle
4. La Terra – un pianeta in crisi
5. La speranza in soluzioni semplici e naturali
6. Conclusione
7. FAQ

 

Da dove viene la cifra di 600 miliardi?

Si stima che il valore complessivo delle spese globali per il settore spaziale – che comprendono l’esplorazione dell’universo, le tecnologie satellitari, la ricerca scientifica e i progetti commerciali – ammonti già a circa 600 miliardi di dollari l’anno. In questa cifra rientrano sia i fondi pubblici che gli investimenti dei colossi tecnologici privati. La NASA, l’Agenzia Spaziale Europea, così come aziende come SpaceX o Blue Origin, competono tra loro con nuovi progetti: dalla costruzione di satelliti all’avanguardia, alle missioni con equipaggio sulla Luna, fino ai piani futuristici di colonizzazione di Marte.

È una somma impressionante, che dimostra come l’umanità non solo sogni le stelle, ma sia anche disposta a pagare un prezzo altissimo per quei sogni. Il problema è che sulla Terra la realtà appare ben diversa. Le spiagge di tutto il mondo sono sommerse dai rifiuti di plastica. Nei ventri di balene e tartarughe marine si trovano sacchetti, bottiglie e altri scarti che noi – esseri umani – abbiamo gettato senza pensarci. Si stima che ogni anno finiscano negli oceani fino a 11 milioni di tonnellate di plastica, e il numero continua a crescere.

Di fronte a questi dati nasce spontanea la domanda: non stiamo forse invertendo le priorità?

 

Il prezzo dei sogni tra le stelle

Le spese per lo spazio non sono solo numeri – dietro miliardi di dollari ci sono progetti concreti che accendono l’immaginazione. La NASA destina ogni anno oltre 25 miliardi di dollari a programmi di ricerca, di cui una parte significativa va al programma Artemis, che mira a riportare l’uomo sulla Luna e preparare il terreno per un viaggio su Marte. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) investe anch’essa in missioni di ricerca e satellitari, con un budget di circa 7 miliardi di euro l’anno. Allo stesso tempo, aziende private come SpaceX di Elon Musk o Blue Origin di Jeff Bezos spendono miliardi nello sviluppo di tecnologie aerospaziali e nel turismo spaziale, che promettono di rivoluzionare l’accesso allo spazio.

L’entità di questi investimenti colpisce, ma ancora di più lo fa il confronto. Si stima che il costo di una missione con equipaggio su Marte possa arrivare a 100 miliardi di dollari. Per contro – secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) – implementare soluzioni globali per ridurre drasticamente l’afflusso di plastica negli oceani richiederebbe circa 20 miliardi di dollari all’anno. In altre parole, con il costo di una sola missione verso il Pianeta Rosso si potrebbero finanziare cinque anni di lotta intensiva contro la crisi della plastica sulla Terra.

Eppure, dal punto di vista dell’immaginario collettivo, vince lo spazio. Le immagini di razzi che si alzano verso le stelle, gli spettacolari atterraggi delle capsule e le visioni di colonie marziane finiscono sulle prime pagine dei giornali e suscitano fascinazione. Intanto, il dramma degli oceani si consuma in silenzio – lontano dai riflettori. Le balene morte sulle spiagge, con lo stomaco pieno di plastica, difficilmente diventano simboli mediatici paragonabili a un razzo Falcon 9.

Ed è qui che sta il paradosso: investiamo fortune nei sogni di nuovi mondi, mentre il nostro – l’unico su cui possiamo davvero vivere – affonda lentamente nei rifiuti.

 

La Terra – un pianeta in crisi

Ogni anno finiscono negli oceani tra 8 e 11 milioni di tonnellate di plastica. È come se ogni minuto venisse scaricato in mare un camion pieno di rifiuti. La portata del problema è tale che gli scienziati avvertono: se non fermeremo questo processo, entro la metà del secolo negli oceani ci sarà più plastica che pesci – almeno in termini di peso.

La plastica non scompare. Col tempo si frammenta in particelle sempre più piccole – microplastiche e nanoplastiche – che penetrano ovunque. Oggi vengono rilevate nei pesci e nei frutti di mare che finiscono poi sulle nostre tavole. Si trovano nell’acqua potabile, nel sale da cucina e ricerche recenti ne hanno confermato la presenza anche nel sangue e nei polmoni umani. Ciò significa che le materie plastiche, un tempo simbolo di comodità e progresso, stanno diventando una componente del corpo umano – con conseguenze per la salute ancora sconosciute.

Gli effetti più drammatici si osservano nei punti in cui le correnti marine accumulano i rifiuti in giganteschi agglomerati. L’esempio più noto è la Grande Chiazza di Immondizia del Pacifico, che galleggia tra la California e le Hawaii, con una superficie cinque volte più grande della Polonia. Ma formazioni simili esistono anche nell’Atlantico e nell’Oceano Indiano. Lungo le coste dei Paesi del Sud-Est asiatico – dove le infrastrutture per la gestione dei rifiuti sono più deboli – le spiagge ricordano discariche e le comunità locali vivono circondate da plastica ovunque.

 

La speranza nelle soluzioni semplici e naturali

Di fronte all’ondata travolgente di plastica si può avere l’impressione che l’umanità sia rimasta intrappolata nella propria comodità. Eppure esistono materiali che accompagnano l’uomo da secoli e che oggi possono diventare una reale alternativa alle plastiche. Uno di questi è il sughero naturale – una materia prima rinnovabile, biodegradabile e pienamente ecologica. Si ottiene dalla corteccia della quercia da sughero, senza abbattere gli alberi. Inoltre, la corteccia rimossa ricresce dopo alcuni anni, per cui la produzione del sughero non distrugge i boschi, anzi ne sostiene la sopravvivenza.

Confrontando il sughero con la plastica, le differenze sono evidenti. La plastica impiega secoli a degradarsi e, in pratica, non scompare mai del tutto – si riduce solo in particelle sempre più minute che penetrano nell’ambiente. Il sughero, invece, è completamente biodegradabile e non lascia residui tossici. In termini di durabilità i due materiali possono essere comparabili – il sughero è resistente all’umidità, elastico, leggero e straordinariamente robusto. Ma per quanto riguarda l’impatto ambientale, il vantaggio del sughero è indiscutibile.

Per questo il ritorno a soluzioni semplici e naturali – come il sughero – non è un passo indietro, ma una scelta intelligente verso un futuro sostenibile. In un mondo in cui le balene affondano e i mari sono pieni di plastica, tali alternative possono essere non solo un simbolo, ma anche uno strumento pratico di cambiamento.

 

Conclusione

L’umanità spende oggi per l’esplorazione spaziale e le tecnologie satellitari circa 600 miliardi di dollari l’anno. Una cifra che suscita ammirazione e mostra quanto lontano arrivino le nostre ambizioni. Vogliamo scoprire nuovi mondi, costruire basi sulla Luna e prepararci a missioni su Marte. Eppure, nello stesso momento, sull’unico pianeta che davvero possediamo, si consuma un dramma globale: gli oceani affogano nella plastica, gli animali muoiono con lo stomaco pieno di rifiuti e le microplastiche penetrano nel nostro cibo, nell’acqua e nel sangue.

Il contrasto è lampante. Con una frazione del costo di una spedizione su Marte potremmo ridurre in modo significativo la quantità di plastica che finisce nell’ambiente. Ma a livello d’immagine e mediatico lo spazio continua a prevalere sui problemi che si consumano sotto i nostri piedi.

Perciò, accanto ai grandi sogni tra le stelle, servono azioni semplici e concrete sulla Terra. L’esempio del sughero naturale dimostra che le soluzioni possono essere allo stesso tempo ecologiche e funzionali – disponibili qui e ora, senza ricorrere a surrogati artificiali che avvelenano l’ambiente.

In definitiva, la domanda da porci è: vogliamo investire miliardi in sogni di futuro su altri pianeti mentre il nostro pianeta diventa lentamente inabitabile? Forse è il momento di cambiare prospettiva – perché salvare la Terra non è una sfida meno ambiziosa di un viaggio su Marte.

 

FAQ

1. A quanto ammontano le spese globali per lo spazio?
Si stima che Stati e aziende private investano complessivamente nel settore spaziale circa 600 miliardi di dollari l’anno. Ciò include ricerca scientifica, missioni spaziali e sviluppo di tecnologie satellitari.

2. Perché la plastica negli oceani è un problema così grave?
Ogni anno nei mari e negli oceani finiscono da 8 a 11 milioni di tonnellate di plastica. Questi inquinanti mettono a rischio la vita animale, vengono ingeriti e si frammentano in microplastiche, entrando nella catena alimentare e, alla fine, nel corpo umano.

3. Le microplastiche sono pericolose per la salute?
Sebbene gli studi sugli effetti a lungo termine di micro e nanoplastiche siano ancora in corso, sappiamo già che queste particelle si trovano nel sangue umano, nei polmoni e persino nelle placente. Ciò indica che penetrano nei nostri corpi e i potenziali effetti includono disturbi ormonali, infiammazioni e malattie cardiovascolari.

4. Quanto costerebbe ridurre la plastica a livello globale?
Secondo le analisi dell’UNEP, implementare programmi efficaci di riduzione della plastica richiederebbe circa 20 miliardi di dollari l’anno – una frazione di quanto spendiamo per lo spazio.

5. Il sughero può sostituire la plastica?
Non in ogni applicazione, ma in molte sì. Il sughero è adatto come chiusura per bottiglie, materiale isolante, elemento d’arredo o alternativa per accessori d’uso quotidiano. A differenza della plastica, è completamente biodegradabile e non lascia tracce tossiche nell’ambiente.


Nessun commento
Scrivete i vostri commenti

Pagamento sicuro
Spedizione gratuita
massima qualità
SODDISFAZIONE GARANTITA